«Il 3 settembre 1989 fu una giornata normale per me sino a quando non appresi dalla televisione la notizia della tragica morte di Gaetano Scirea in Polonia. Al di là di quelli che furono i miei sentimenti, ricordo che tutta l’Italia si unì ai tifosi bianconeri nel ricordo di un campione che aveva dato molto non solo giocando per la Juventus, ma anche per la Nazionale».
Il presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli ricorda così Gaetano Scirea, a vent’anni dalla sua scomparsa: «Era un grande giocatore, di classe, ha rappresentato la Juventus giocando tanti anni in bianconero, in un ruolo che ora non è più attuale, quello del libero, ma che lui interpretava in maniera molto dinamica. Aveva degli ottimi piedi ed era capace di impostare il gioco. Da bambino, nelle giovanili dell’Atalanta aveva fatto esperienza come ala e gli era rimasta la voglia di andare all’attacco. Era anche capace di segnare grandi gol: ne ricordo due mirabolanti fatti al Toro che mi riempirono di gioia e soddisfazione».
Al di là della classe sempre mostrata in campo, Scirea incarnava alla perfezione quello spirito che anima da sempre i grandi giocatori della storia bianconera e che è il fondamento stesso dello stile Juventus: «La Juventus di oggi è anche fatta da tanti ricordi di uomini che hanno dato qualcosa a questa squadra e questo forse permette alla nostra società di essere diversa dalle altre. Lo stile di Scirea è lo stile di Boniperti, perché da lui aveva imparato, e ora è lo stile di tanti altri, sicuramente di Del Piero. È questo che permette alla Juventus, al di là degli allenatori o dei dirigenti, di mantenere sempre il suo tono di società compatta, che anche nei momenti più duri le permette di rialzarsi».