«Gigi Buffon, il nostro capitano, il capitano della Nazionale, si è legato a noi per altri due anni. Il contratto scadrà nel 2015, quindi durerà altri due anni e saranno 14 in tutto quelli trascorsi da Gigi alla Juventus». Il presidente Agnelli annuncia con orgoglio il rinnovo del contratto di Gigi Buffon. Un rinnovo nato con un semplice sguardo, qualche mese fa: «Gigi è una persona onesta e non esita a comunicare i suoi pensieri, tra quattro mura oppure davanti ai microfoni. Questo modo di essere non può che generare un confronto costruttivo e non può che accrescere la stima nei suoi confronti. E’ per questo motivo che qualche mese fa è bastato uno sguardo per raggiungere questo accordo: perché quando c’è lealtà, non c’è bisogno di andare oltre. Potrei elencare i tanti riconoscimenti ricevuti da Gigi, individuali e di squadra: dall’essere stato nominato dall’Iffhs il miglior portiere degli ultimi venticinque anni, ai cinque scudetti vinti sul campo, alla Coppa del Mondo, il sogno di ogni bambino... Credo però che ciò che realmente contraddistingua Buffon non siano i numeri, ma la sua personalità, la sua onestà, la capacità di essere leader».
Agnelli non nasconde la sua ammirazione per il Buffon uomo, ma non può che ricordare anche lo straordinario talento dell’atleta. un talento che ha mietuto riconoscimenti ovunque, ma al quale manca ancora un premio: «Il Pallone d’Oro. La storia dice che dal 1978 al 2007, per 30 anni, è stato vinto da giocatori impegnati nel nostro campionato. Ora sono cinque stagioni che termina all’estero. Il mio auspicio è che in questi due anni Gigi possa interrompere a statistica negativa e visto che nella storia un solo portiere, Yashin, ha avuto l’onore di sollevarlo, sia proprio Buffon a far sì che sia ancora un numero uno, nel vero senso del termine, a riceverlo. Credo che sarebbe il giusto riconoscimento per quanto Gigi rappresenta per la Juventus e per tutto il mondo del calcio».
Ancora due anni con la Juve dunque, per il momento, ma il presidente non pone limiti: «Saranno le motivazioni a fare la differenza: Gigi sa perfettamente che la Juve è casa sua e, starà a lui e alle sue motivazioni decidere se, tra due anni, il futuro ci riserverà un’altra pagina di storia da vivere insieme».
L’importanza di un campione come Buffon va al di là del campo. Un personaggio del suo carisma può essere determinante anche solo con un semplice saluto: «Nel 2004/05, la squadra si allenava alla Sisport - racconta Agnelli - e io andavo a seguire il loro lavoro. Incontrai Gigi all’uscita degli spogliatoi e mi disse: «Andrea, sono veramente contento che vieni spesso, perché vuol dire che ci tieni veramente a noi». Allora non sapevo che sarei diventato il suo presidente, ma quel commento mi è servito per capire l’importanza di una presenza costante e mi è servito negli anni per sapermi porre in maniera più corretta, assumendo la carica di Presidente».
Un altro ricordo personale che regala il presidente è quello della parata più bella di Buffon: «Probabilmente quella sul colpo di testa di Zidane nella finale mondiale. Quella è stata “La Parata”. Gigi però mi conosce bene, sa che non sono un nostalgico, quindi la più bella e importante sarà la prossima, anche se, ovviamente, spero che ne debba fare il meno possibile».
Avere il Presidente a disposizione per i giornalisti è un’occasione troppo ghiotta per non toccare anche altri argomenti, primo fra tutti il mercato: «Alla Juventus tutto accade in un’ottica di programmazione -spiega Agnelli - Al netto di alcuni infortuni, abbiamo la miglior difesa, il miglior attacco e una squadra che porta a concludere tanti giocatori. Quindi non dobbiamo individuare elemento che faccia la differenza, perché, come ama ricordare Conte, è importante come la squadra suona lo spartito. Anche ieri lo ha suonato in maniera egregia, nonostante le assenze e forse, alla fine, sarebbe stato più corretto un 3-0».
Domani, sarà il decimo anniversario della scomparsa di Giovanni Agnelli: «Immagino una scena, nella quale penso non solo all’Avvocato, ma al Dottore, mio padre, a Edoardo, a Giovanni... Mi piace pensare che siano fieri e orgogliosi non solo della Juve, ma anche di quanto sta facendo John con la Fiat, del lavoro di Alessandro Nasi, delle capacità di Lapo. Mi piace pensare che siano lassù a divertirsi con la consapevolezza di aver affidato quanto creato a mani capaci. Mani a loro volta in grado di fare altrettanto con le future generazioni, garantendo la continuità dei valori che ci hanno lasciato».