Formazione Juventus continua a correre a sinistra. Dopo Federico Peluso, ospite del primo appuntamento, ieri è toccato a Paolo De Ceglie incontrare una squadra delle giovanili. Al gruppo dei nati del 1999 allenati dalla coppia formata da Fabrizio Ravanelli e Maurizio Molinelli.
Un De Ceglie passato… dall’altra parte. Arrivato alla Prima Squadra dopo un lunghissimo percorso nel vivaio, partito da tempi dei Pulcini. Un esempio emblematico per i tanti ragazzi presenti all’incontro, diretto da Paolo Rossi di Juventus Channel.
Un De Ceglie pronto a raccontare il proprio percorso e le proprie esperienze. Dai lunghi viaggi da Aosta a Torino per gli allenamenti, al trasferimento nel convitto bianconero. Dai gol a raffica segnati nelle varie categorie, all’esordio in Prima Squadra. «Io non sono cresciuto con il sogno di diventare un calciatore, ma di giocare a calcio, di calcare campi come San Siro, di poter stare nella stessa squadra con il mio idolo Del Piero. Per arrivare ho dovuto fare tanti sacrifici, lasciare la famiglia e gli amici e trasferirmi a Torino a 14 anni. Ma volevo a tutti i costi giocarmi fino in fondo la mia occasione».
Sacrifici che hanno portato ai risultati sperati. Paolo, primo e unico valdostano della storia a vincere uno Scudetto, ha coronato il suo sogno di giocare nella Juve, la squadra per cui ha sempre tifato. Proprio come altri tre ragazzi che, come lui, sono partiti dai Pulcini: Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco e Luca Marrone. Segno di un Settore Giovanile in continua crescita. «Negli ultimi anni, noi giovani abbiamo avuto più opportunità qui alla Juve. Io ricordo quando ero al primo anno di Primavera, all’inizio non giocavo ma mi allenavo con la Prima Squadra, allora guidata da Capello. Seguendo i suoi consigli sono cresciuto e ho conquistato il posto. In quel periodo mi hanno cambiato il ruolo, consigliandomi di diventare terzino. Prima giocavo attaccante e nell’anno della Berretti ho chiuso con 20 gol. Quando ho capito di potercela fare? Quando sono tornato da Siena, quella stagione mi ha aiutato a crescere e sono tornato più forte».
De Ceglie si porta dietro l’immagine del bravo ragazzo e i suoi consigli sono quanto mai utili per ragazzi di 13/14 come quelli di Ravanelli e Molinelli. «Purtroppo in tanti iniziano a giocare a calcio ma in pochi arrivano a fare i professionisti. Per questo dico ai ragazzi di continuare a seguire i propri sogni, ma di non vivere solo per il calcio, di crearsi delle passioni alternative. Io ho scelto la musica e questo mi ha aiutato molto».